Maddalena de' Pazzi


Dopo il Concilio di Trento la Chiesa visse un grande periodo di fermento che sfociò in un gran desiderio di riforma ecclesiale che segnò particolarmente la spiritualità italiana, trovando una forte eco fra le anime che in apparenza vivevano più lontane dal mondo.
Fra le contemplative del tempo, più appassionate per la riforma della Chiesa e il rinnovamento della vita religiosa, troviamo la santa carmelitana M. Maddalena de’ Pazzi.
Nacque a Firenze il 2 aprile 1566 da un messer Camillo di Geri de’ Pazzi e da Maria Buondelmonti. Al fonte battesimale le fu dato il nome di Caterina. La famiglia de’ Pazzi, che aveva scritto pagine importanti nella storia della città, apparteneva all’alta borghesia e la piccola Caterina, nonostante le sue reticenze al lusso, fu educata al gusto del bello, del fine, del particolare che formò in lei una personalità molto scrupolosa, precisa fino all’ossessione, personalità che dovette maturare nel tempo e che la portò a quel passaggio fondamentale dall’individuale all’ecclesiale, aprendo il suo sguardo e il suo cuore agli spazi infiniti del progetto di Dio. Ciò ci fa vedere bene come questa donna “bollata” per secoli come “l’estatica”, per i diversi favori divini e visioni che il Signore le concesse, e oggi ormai quasi sconosciuta per i mutati “gusti spirituali” della società cristiana, ha invece molto da dirci sul cammino di santità attraverso il quale ciascuno di noi è chiamato a maturare fino a “raggiungere la piena maturità di Cristo” (Ef 4,13).
Maddalena entra al Carmelo di Firenze il 1 dicembre 1582, attirata dalla concessione eccezionale, di cui godeva il monastero, della comunione quotidiana. Colpita da una strana malattia, Maddalena fa la sua professione sopra un lettino davanti all’altare della Vergine e, da quel momento, ogni giorno, per quaranta giorni, dopo la comunione ebbe eccessi d’amore e diversi fenomeni mistici. Dal 24 marzo, vigilia dell’Annunciazione, all’8 giugno 1585 visse il periodo più ricco di favori mistici e rivelazioni divine; le vennero scritte nel cuore da Sant’Agostino le parole “Verbum caro factum est”; le vennero impresse le stimmate invisibili; ricevette l’anello da Gesù, segno del mistico sposalizio. Tutto questo, unito al comando del Signore di nutrirsi solo di pane e acqua e riposare solo cinque ore al giorno su un saccone di paglia, serve a preparare la santa a quel grande ciclo di estasi che si protrasse per otto giorni, ininterrottamente, tra la Pentecoste e la solennità della SS: Trinità.
In questo periodo ricevette sette volte lo Spirito Santo sotto diverse forme, e ormai fortificata le viene annunziata la grande prova, “il lago dei leoni” come lei lo definì… prova che doveva purificarla e radicarla nell’amore di Dio per poter poi compiere con tenacia quella grande missione che lo “Svenato Agnello” e “amoroso umanato Verbo” le indicava: la rinnovazione della Chiesa. In questo periodo M. Maddalena scrisse “forzata dal Verbo” dodici lettere che inviò ai superiori degli Ordini religiosi, al Cardinale di Firenze, allo stesso Papa, e anche se con certezza alcune di queste lettere (per ovvi motivi) non furono mai recapitate perché mai uscirono dal monastero, oggi sono la testimonianza più vera di quanto amore per la Chiesa e per la dignità di ogni uomo pulsava nel cuore di questa donna.
Nella Pentecoste del 1590 fu liberata dal “lago dei leoni” e ricevette grandi doni e comunicazioni divine. Il 1 maggio 1595 chiese al Signore il “nudo patire”, che le fu concesso solo nove anni dopo, quando col 24 giugno 1604 ebbero termine le estasi e comincia il periodo del nudo patire che si protrasse fin alla morte avvenuta il 25 maggio 1607.
Troviamo un unico grande filo conduttore a tutto il tessuto maddaleniano: Dio è amore. L’Incarnazione, la Redenzione, la possibilità data all’uomo di ripercorrere la via verso Dio… tutto trova spiegazione nell’amore di Dio che ama di “amore pazzo” la sua creatura, che “inventa” (quasi) l’Incarnazione e, attraverso quel canale eletto che è Maria, raggiunge l’uomo e muore per lui. E l’uomo che risponde con l’amore a tale “pazzia” viene reintrodotto nel seno della Trinità, a dar quasi “completezza” (ardua sentenza maddaleniana) a questo immenso circolo di benevolenza: “creati da Dio per amore e con amore, è per tal via che dobbiamo tornare a Lui”.


Sr Maria Simona O. Carm.


 

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